DRY MARTINI

Abbiamo chiesto a Federico Volpe, Bar Manager del locale Dry Milano, di preparare con noi la ricetta del Martini.

Vi raccontiamo cosa c’è da sapere su questo cocktail pronto in 5-10 minuti, da servire come aperitivo: il bicchiere da usare, gli ingredienti giusti, la tecnica applicata, qualche accortezza e curiosità.

Come per il Manhattan, per preparare il Dry Martini riempite il vostro mixing glass con del ghiaccio così da raffreddare le pareti del bicchiere. Questo cocktail va servito in una coppa ghiacciata: mettete quindi il bicchiere in freezer finché si ghiaccia. Bastano 5 minuti.

Questo drink conosciutissimo non è altro che del gin sporcato di vermouth bianco e raffreddato. La tecnica usata si chiama Stir & Strain: il cocktail è mescolato nel mixing glass con ghiaccio, e poi filtrato nel bicchiere raffreddato.

Il Martini si serve nella coppa ribattezzata poi coppa Martini: famoso bicchiere dalla forma conica rovesciata, la stessa coppa usata per il Daiquiri, il Margarita e il Manhattan.

Solitamente si accompagna con delle olive, noi consigliamo quelle Nocellara del Belice perchè molto carnose e con un buon bilanciamento in termini di dolcezza, sapidità e acidità. Volendo le olive possono essere bagnate nel vermouth. Un’altra alternativa possibile per gustare il Dry Martini è accompagnarlo con una o più scorze di limone.

Sull’origine del Dry Martini ci sono diverse versioni: il creatore sarebbe l’italiano Martini di Arma di Taggia (in Liguria), che servì per primo il drink nel 1910 a New York, presso il Knickerbocker Hotel in onore di John D. Rockefeller. Altre correnti sostengono che il drink fu servito ancora prima, intorno alla fine del 1800 negli Usa, nella città californiana di Martinez, oppure a New Orleans dal barman Martinez.

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